da “La Repubblica” del 3 marzo 2008
di Mara Amorevoli
Lasciate in pace Galileo. Dopo le esumazioni e gli studi delle spoglie dei Medici, quelle più recenti sui resti di Pico della Mirandola e Poliziano, nell´anno dell´astronomia e delle celebrazioni dei 400 anni dalla scoperta del cannocchiale, le sofisticate indagini sul Dna dovrebbero toccare anche a Galileo, allo scienziato sepolto tra i grandi della Basilica di Santa Croce. Invece la richiesta inoltrata da Paolo Galluzzi, direttore dell´Istituto e Museo di Storia della Scienza ai vertici dell´Opera di Santa Croce, guadagna una drastica bocciatura. «Ne abbiamo discusso nella seduta del consiglio – racconta la presidente Stefania Fuscagni – e i sei membri hanno espresso la propria contrarietà, tant´è che non ho fatto neppure votare la proposta. Io stessa, come l´ex presidente Carla Guiducci Bonanni, sono scettica e perplessa. E´ un´idea quasi morbosa, non mi rallegra, serve solo a qualcuno per farsi pubblicità, non capisco cosa possa sortire in più di quello che già sappiamo sulla grandezza dello scienziato».
Di parere nettamente opposto il professor Galluzzi, che ha invece spiegato e motivato il suo progetto di studi e rilievi scientifici, durante la presentazione della prima mostra che inaugura le celebrazioni galileiane del 2009, dedicata a “Il telescopio di Galileo – Lo strumento che ha cambiato il mondo”. «Ho inoltrato la richiesta di riesumazione perché finalmente potremo avere la certezza che il corpo tumulato insieme a quello di Galileo è quello della figlia Suor Maria Celeste, morta otto anni prima di lui – spiega Galluzzi – Gli studiosi paleopatologi delle università di Firenze e Pisa potranno fare le analisi del Dna, e svelare il mistero. Potranno inoltre dirci se davvero Galileo morì cieco, che tipo di patologie visive avesse e infine, oltre all´occhio, potranno fornirci altri elementi scientifici su suo cervello». Infatti si sa che Galileo morì nelle villa di Arcetri a 78 anni nel 1642, dopo aver passato gli ultimi anni in reclusione.
L´Inquisizione ne proibì la sepoltura nel pantheon di Santa Croce, tra le “urne dei forti” cantate da Foscolo, dove tra gli altri si trovano i sepolcri di Machiavelli, Michelangelo, Leon Battista Alberti. «Così la sua salma venne tumulata sotto il campanile del noviziato di Santa Croce e solo dopo 94 anni dalla morte, nel 1736, fu traslata dentro alla Basilica – racconta Galluzzi – Ci fu una fastosa cerimonia massonica pastillas sin receta processione, raccontata da un notaio che registrò tutto. Quando fu aperto il tumulo che non aveva scritte o segni, furono trovati due corpi. Gli anatomisti di allora stabilirono che uno era di un uomo in età avanzata e l´altro di una donna, appunto la figlia. La riesumazione permetterebbe di far chiarezza sulle salme e con le analisi del Dna, di fornirci importanti dati scientifici».
E chissà se il consiglio dell´Opera di Santa Croce avrà intenzione di fare marcia indietro sul parere negativo già anticipato dalla presidente Fuscagni. Non è l´unico contrario a questo tipo di indagini, che ultimamente adombrano una sorta di “necrofilia” nei confronti degli uomini illustri fiorentini. Anche il medievista Franco Cardini, alla notizia che dopo la dinastia dei Medici, le indagini di Dna e Tac avrebbero portato alla riesumazione dei resti di Pico della Mirandola e Poliziano, era insorto manifestando il suo disappunto.