Presentazione preliminare del progetto
La Cappella Guinigi o di Santa Lucia fa parte del Convento di San Francesco, attualmente in corso di restauro ad opera della Cassa di Risparmio di Lucca. Contestualmente a queste opere di ripristino architettonico di tutto il complesso cenobitico è stata messa in atto una serie di ricerche archeo-antropologiche che ha investito anche la cappella, nota soprattutto perché venne destinata a luogo di sepoltura della note famiglia Guinigi dalla seconda metà del XIV sec. fino alla seconda metà del XVII secolo.
Gli scavi archeologici, condotti dalla dottoressa Elisabetta Abela, con la supervisione del dottor Giulio Ciampoltrini, direttore della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, hanno rilevato la presenza di ossari e di sepolture in connessione per un totale di circa cinquanta individui; questi reperti costituiscono un’opportunità unica per studiare l’aspetto fisico, le malattie e lo stile di vita di questa importante famiglia lucchese.
In particolare saranno sottoposte ad indagine tre sepolture venute ultimamente alla luce in prossimità dell’antico coro quattrocentesco, vicino all’ingresso attuale. Si tratta di tre individui sicuramente di sesso femminile: quello posto più a sinistra dai loculi in muratura (guardando verso l’ingresso esterno della cappella) è una donna giovane/adulta deceduta fra i 25 e i 30 anni, mentre quello posto sempre a sinistra ma immediatamente accanto ai loculi, è una ragazza di 16-18 anni; l’individuo deposto a destra dei loculi è una donna giovane/adulta deceduta fra i 23 e i 28 anni la quale portava ancora al dito un anello d’oro e recava fra le mani una bolla papale di Martino V (1417-1431).
Dato che nella cappella furono sepolte anche le tre mogli di Paolo Guinigi (1400-1430), fra cui Jacopa Trinci (+1422) – e l’identificazione di quest’ultima risulta più che verosimile – appare possibile anche l’identificazione delle altre due deposizioni.
I resti ossei non in connessione, ritrovati nei loculi-ossario in muratura, comprendenti un numero minimo di 50 individui adulti dei due sessi, sono riferibili ad altri esponenti della famiglia, contemporanei e successivi a Paolo Guinigi.
In accordo con la Soprintendenza Archeologica per la Toscana la Divisione di Paleopatologia inizierà a condurre uno studio antropologico e paleopatologico completo il quale, sul modello ormai collaudato per le serie dei Granduchi dei Medici di Firenze, dei della Rovere di Urbino e dei sovrani aragonesi di Napoli, oltre alla identificazione sicura dei personaggi, potrebbe fornire informazioni nuove sull’aspetto fisico, sullo stile di vita e sulle malattie degli esponenti di questa importante famiglia lucchese.
STORIA DEL CONVENTO DI SAN FRANCESCO E DELLA CAPPELLA DI SANTA LUCIA
La chiesa del convento di San Francesco |
Fu il conte Francesco di Bartolomeo Guinigi, a far costruire, nel 1354, la cappella in cui collocare le sepolture di famiglia. L’edificio venne annesso al secondo chiostro del convento, sul lato est e fu intitolato alla martire siracusana Santa Lucia, ma da sempre venne conosciuto come “Cappella Guinigi”.Â
Nell’attuale pavimento si trovano due lapidi tombali appartenenti a membri della famiglia che non sono però collocati in corrispondenza di sepoltura. Un saggio effettuato durante i lavori avviati dalla Soprintendenza ha permesso di constatare che la pavimentazione originaria si trova 40 cm sotto quella attuale.
Continuano dunque gli studi per riuscire a ricostruire il mosaico delle sepolture dei signori lucchesi.
Dagli Anni Sessanta la chiesetta è stato occupata come archivio del Tribunale di Lucca. L’intervento di restauro ha permesso di far venire alla luce alcune decorazioni ottocentesche celate dalle numerosissime ridipinture, ed è inoltre stata effettuata la ripulitura sia della decorazione interna con finto bozzato dipinto e cornici di coronamento sia dei pavimenti e delle travi, oltre la stuccatura dei paramenti esterni in laterizio e la stabilizzazione del soffitto.
La struttura originaria risale al Trecento e aveva una pianta a “sala”, con una piccola abside e altare centrale. La facciata si contraddistingue con una cornice di coronamento in mattoni, aveva stipiti e architrave marmorei e riporta due stemmi araldici e un’epigrafe. Qui si apriva una grande finestra centrale ad ogiva, oggi parzialmente tamponata, e questo lascia supporre che il chiostro fosse costituito dal solo porticato al momento della costruzione della cappella, e solo successivamente sia stato sopraelevato, con conseguente parziale tamponamento della finestra.
L’abside, successivamente demolita, aveva una parte basamentale in pietra squadrata, analoga a quella del prospetto sul chiostro, come documentato nella campagna di scavi archeologici del 2004. Essa aveva una dimensione di ml. 8,20 di lato, ed erano presenti anche alcuni annessi di piccole dimensioni sul lato nord; è ancora leggibile un ingresso oggi tamponato, forse un ingresso alla cappella riservato ai Guinigi.
Tra il 1500 e il 1600 la struttura fu sede di diverse confraternite. Nel XIX secolo divenne la cappella della Caserma “Principe Amedio d’Aosta”, poi “Mazzini” e ne fu cambiato l’orientamento, chiudendo la porta di collegamento con il chiostro e asportandone il portale in marmo che fu collocato sul nuovo ingresso, al lato est, costruito in stile neogotico.
Nel 1964 fu riaperta la porta sul lato est della cappella, donata dalla famiglia Guinigi alla Provincia dei Frati Minori, e fu demolito l’altare ottocentesco. E’ in questo periodo che le decorazioni interne ottocentesche vengono riprese con una tinteggiatura in color crema.