Lo scavo d’emergenza di un cimitero urbano medievale

Contesto storico-archeologico

Vecchiano è un piccolo comune della provincia di Pisa, situato nell’entroterra della costa settentrionale della Toscana, a pochi km dalla foce del fiume Serchio, fiume di cui spesso in passato il territorio circostante ha subito le devastanti alluvioni.

Fig.1 – La posizione del comune di Vecchiano

Fig.2 – Cartina della Toscana Settentrionale

La prima menzione dell’insediamento di Vecchiano risale al 7621, mentre per quanto riguarda la Chiesa di Sant’Alessandro dobbiamo aspettare l’anno 1039 (Caturegli, 1938). Successivamente la chiesa è citata in un atto del 1 dicembre 1060 e poi in alcuni documenti del 1105, 1137, 1167, 1199 ed altri successivi (Noferi, 2008). Compare come chiesa suffraganea della pieve di Rigoli nelle Rationes Decimarum del 1276/77 (Guidi, 1932).  Sappiamo che nella seconda metà del XVI secolo la chiesa versava in cattive condizioni e necessitava di lavori di restauro, lavori che vennero intrapresi agli inizi del ‘600, con i quali la chiesa venne riprogettata e trasformata in un edificio ad una sola navata. Nuove ristrutturazioni furono effettuate nel 1803 e nel 1939 fu eseguito un piccolo allargamento del coro (Noferi, 2008).

I resti scheletrici oggetto di questo studio sono stati portati alla luce in occasione dell’intervento di scavo archeologico preventivo effettuato nei mesi di settembre – novembre 2010 nell’area destinata ad accogliere il tracciato delle nuove fognature comunali per le acque chiare del comune di Vecchiano. Il progetto prevedeva lo scavo di due trincee larghe circa 1,80 m e profonde 2 m: la trincea 1 di Via della Chiesa e la trincea 2 di Via della Libertà, perpendicolari tra loro, che insistevano sull’area circostante la chiesa di Sant’Alessandro. Di particolare interesse per noi è il condotto della trincea 1, che era previsto avrebbe attraversato l’area del sagrato, compresa tra la facciata della Chiesa e la torre campanaria, mentre il condotto della trincea 2 sarebbe passato lungo il fianco meridionale dell’edificio religioso.

Fig.3 – La chiesa di Sant’Alessandro e il campanile vista da Sud

Fig.4 – Piantina rielaborata al GIS con la collocazione del sito di scavo

L’intervento di scavo archeologico, condotto dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (nella persona della dott.ssa Silvia Ducci), ha avuto una durata di circa tre mesi, dal Settembre al Dicembre 20102.

Fig.5 – Piantina riportante il progetto dei lavori per il rifacimento delle fognature

Fig.6 – Foto panoramica della Trincea 1

Durante lo scavo è stata portata alla luce una sequenza di inumazioni e di strutture sepolcrali che si possono attribuire ad una copertura temporale di oltre trecento anni, dall’XI al XIV sec. E che ammontano, ad una quantificazione preliminare, ad oltre 120 individui più o meno completi.
Le sepolture che sono venute alla luce durante lo scavo archeologico sono di vario tipo (singole, bisome,in strutture a cassa litica ed in piena terra, primarie ed in riduzione).
Le sepolture sin qui analizzate dalla dottoressa Arianna Diaco, di cui ci si propone di offrire un’analisi tafonomica, antropologica e paleopatologica, appartengono alla seconda fase cimiteriale, caratterizzata dalla presenza di tombe singole in cassa litica risalenti al XII e XIII secolo. Le unità scheletriche prese in esame sono le UUSS 275, 300, 311, 312 e 315. Si tratta di cinque individui che sono stati recuperati nello scavo di tre sepolture contigue a cassa litica, due di esse sono infatti riduzioni (US 275 e US 312), deposte ai piedi delle US 300 e US 311. US 315 è invece un individuo che è stato ritrovato all’interno di una sepoltura singola a cassa litica particolarmente imponente e posta immediatamente di fronte a quello che era l’ingresso principale della chiesa in epoca medievale. Nessuno degli individui oggetto di questo studio è stato ritrovato con elementi di corredo.

Strutture sepolcrali ed osservazioni tafonomiche

Nel campo dell’archeologia funeraria, ovvero la disciplina archeologica applicata allo studio dei contesti funerarii del passato, per la comprensione dei fenomeni riguardanti le trasformazioni subite dal cadavere all’interno dello spazio sepolcrale bisogna avvalersi dell’ausilio della tafonomia.

Tafonomia è un neologismo di derivazione greca che si può tradurre con il concetto della classificazione delle sepolture, lo si è preso a prestito in anni abbastanza recenti dalle scienze della terra3   con cui si fa riferimento a tutta quella serie di processi che riguardano il cadavere dal momento del seppellimento fino alla messa in luce da parte dello scavatore archeologo.
Sostanzialmente in  ambito  tafonomico  si  prendono in  esame  tre  tipi  di  processi: il  rituale funerario (ovvero il tipo di deposizione), i processi di decomposizione del corpo e i processi di formazione del deposito.

Fig.7 – Rilievo generale GIS delle tre sepolture esaminate prima e dopo l’apertura

Per quanto riguarda i contesti funerari oggetto di questo studio4, la prima cosa che possiamo osservare è che si tratta di tre tombe a cassa litica disposte parallelamente rispetto alla facciata della chiesa ed in prossimità dell’ingresso di epoca medievale. La struttura più meridionale contiene un’unica  inumazione,  le  altre  due  invece  contengono  due  individui  ciascuna,  vale  a  dire  un individuo in deposizione primaria ed una riduzione. Siamo quindi di fronte a tre sepolture primarie e due sepolture secondarie.
A questo punto si cerca di fornire un’analisi tafonomica generale delle sepolture che riguardano le nostre Unità Scheletriche, che verranno di seguito trattate singolarmente insieme alla trattazione relativa ai profili biologici.
La prima cosa che possiamo osservare è la presenza di tre tombe a cassa litica contenenti un individuo ciascuno, due delle quali contenenti anche una riduzione; si tratta quindi di una sepoltura singola (relativa ad un singolo individuo) e di due sepolture collettive (relative ad un individuo ed una  riduzione); inoltre possiamo  stabilire che  siamo  di  fronte a  tre  sepolture primarie e  due sepolture secondarie.


NOTE

  1. A.S.L., Diplomatico, n. 77, + Q 8, Lucca, Anno 762, settembre 28.
  2. Hanno partecipato attivamente alle operazioni di scavo i membri del GAV (Gruppo Archeologico Vecchianese) e si sono avvicendati sul cantiere oltre 40 studenti dei corsi di Archeologia Funeraria e Paleopatologia dell’Università di Pisa.
  3. Il termine è stato introdotto negli studi archeoantropologici da Henry Duday alla fine degli anni ’80, mediandolo dagli studi paleontologici dedicati ai processi di fossilizzazione.
  4. Vedi la sezione ” STUDIO DI TRE INUMATI