Indagini Paleopatologiche
Testo di Angelica Vitiello, Doriana Boschelli, Gino Fornaciari
Il materiale osteologico umano proveniente dalla Pieve di San Genesio è attualmente in fase di studio da parte del Laboratorio di Paleopatologia dell’Università di Pisa, presso la Certosa di Calci, diretto dal prof. Gino Fornaciari.
Le analisi antropologiche e paleopatologiche sono state precedute da un accurato lavoro di pulitura e di restauro: la prima fase comporta la rimozione di eventuali tracce di terra o di altri materiali che ricoprono l’osso, la seconda viene effettuata mediante colla vinilica, la quale permette la completa reversibilità dell’operazione. Dopo queste due fasi, si procede allo studio vero e proprio di carattere morfologico ed antropometrico, che permette, oltre alla determinazione del sesso e dell’età di morte, lo studio dei caratteri metrici del cranio e del postcraniale, dei marcatori muscolo-scheletrici di attività e, infine, la diagnosi di eventuali patologie.
La determinazione del sesso e dell’età di morte è importante per ricostruire, in base al numero di individui maschili e femminili, al numero degli infanti e degli anziani, la struttura demografica delle popolazioni del passato.
Offrono indicazioni preziose anche le piccole variazioni riscontrabili sia sulle ossa craniche che su quelle postcraniali. Alcune sono considerate caratteri ereditari (le ossa wormiane, per esempio, sono le più attendibili), altre si fanno risalire a cause funzionali, altre ancora sono ad eziologia sconosciuta.
Fra le variazioni da cause funzionali sono comprese le faccette articolari supplementari, che si vengono a formare sull’osso in seguito a particolari e ripetuti stress da carico o da postura.
Anche le inserzioni muscolari danno informazioni importanti circa lo stile di vita e il tipo di attività fisica delle popolazioni del passato.
Si osservano 42 aree di inserzione dei muscoli e dei legamenti, localizzate sulle ossa postcraniali. Queste aree sono soggette a stress meccanici che comportano una reazione ossea più o meno accentuata, in relazione alla attività fisica svolta. In base alla morfologia delle aree d’inserzione si attribuiscono differenti gradi di sviluppo.
Vengono rilevate, infine, le patologie presenti sui resti scheletrici allo scopo di ricostruire il quadro clinico dei singoli individui.
La paleopatologia è una specializzazione della medicina, avente per oggetto lo studio diretto delle malattie del passato, che necessita di competenze antropologiche ed anatomo-patologiche. Essa utilizza l’osservazione macroscopica dei reperti scheletrici e gli esami radiologici, istologici e molecolari (DNA antico). In quanto tale, è una scienza che si pone ai confini con l’antropologia fisica, la patologia e l’archeologia. Il 99% dei reperti studiati dai paleopatologi è costituito da materiale scheletrico, mentre solo una minima parte è rappresentata da resti mummificati. Anche per questo motivo è indispensabile una stretta collaborazione fra paleopatologo ed archeologo. Il numero di malattie diagnosticabili attraverso i reperti scheletrici è considerevole: malattie articolari (artrosi, artriti, ernie vertebrali), traumatiche (fratture, ferite), infettive (periostiti, osteomieliti, tubercolosi, lebbra, sifilide), anemie (acquisite ed ereditarie), malformazioni, tumori (benigni e maligni), affezioni dento-alveolari.
Obiettivo della paleopatologia è quello di inquadrare le singole diagnosi nella relativa patocenosi, cioè l’insieme delle malattie di una determinata popolazione in un dato ambiente e in una data epoca (Grmek). Lo scopo ultimo è quello di confrontare i dati ottenuti con i diversi modelli epidemiologici noti.
Inumati di V-VI secolo
Il campione di V-VI secolo finora esaminato è costituito da 12 individui, 5 di sesso maschile e 7 di sesso femminile.Le stature maschili variano da un minimo di 167 cm ad un massimo di 173 cm, con una media di 170,9 cm; le stature femminili da un minimo di 146 cm ad un massimo di 158 cm, con una media di 154,4. La differenza staturale tra i due sessi di 16,5 cm è nettamente superiore a quella delle popolazioni europee attuali (circa 12 cm).
Per quanto riguarda gli indicatori non metrici di stress funzionale, colpisce l’alta incidenza delle faccette di squatting sull’epifisi distale delle tibie, faccette dovute, secondo molti autori, alla postura accoccolata abituale, riscontrata su 5 individui (3 femmine e 2 maschi), che fa ipotizzare l’esecuzione di attività lavorative in questa particolare posizione.
Molto interessante è il caso di un individuo femminile (US 2103) che presenta faccette sia sulle tibie che sugli astragali e l’intacco del vasto sulle patelle, tutti caratteri che indicano appunto la abituale posizione di squatting.
La faccetta sopraglenoidea della scapola, provocata da movimenti ripetuti di abduzione del braccio al di sopra della spalla,.è presente in due individui: uno di sesso maschile e uno di sesso femminile. Nel caso dell’individuo maschile a questa faccetta è associata quella di squatting.
E’ presente anche un caso di mancata fusione di epifisi acromiale in una scapola femminile (US 21083) dovuta ad un’attività intensa e prolungata che comporta lo stiramento della cuffia dei rotatori della spalla.
In una femmina di 19-20 anni (US 2067) sono presenti sul sacro le faccette accessorie conseguenti a stress da carico, sempre associate alle faccette di squatting.
Si sono rilevati, inoltre, caratteri discontinui ad eziologia sconosciuta come il foro nella fossa olecranica dell’omero e la faccetta sdoppiata nel calcagno.
Le ossa wormiane, di origine ereditaria, sono state riscontrate in 5 individui.
Le inserzioni muscolari nelle donne al di sotto dei 40 anni non sono fortemente sviluppate, mentre sono molto marcate in due donne di età superiore ai 45 anni (US 13022, US 21083). Esiste, in effetti, una forte relazione tra entesopatie (inserzioni muscolo-tendinee patologiche) ed età in quanto con l’avanzare dell’età si accumulano anche i microtraumi dovuti alle attività lavorative.
La morfologia delle entesi di tutti i maschi (anche di quello di età inferiore ai 40 anni) indica che i muscoli, soprattutto quelli degli arti inferiori, erano sottoposti a stress ripetuti.
Nelle donne i muscoli più utilizzati sono quelli degli arti superiori: scapola, omero e radio.
Della scapola sono particolarmente evidenti le inserzioni del bicipite- coracobrachiale (muscolo flessore dell’avambraccio sul braccio) e del piccolo rotondo (muscolo che extraruota l’omero).
Dell’omero sono particolarmente sollecitati il sopraspinato e l’infraspinato (abduttori del braccio) e l’origine comune dei flessori (flessori del carpo e delle dita), mentre del radio risulta sollecitato il bicipite (flessore e supinatore dell’avambraccio sul braccio a livello del gomito). Il forte sviluppo del sovraspinato si verifica nel trasporto dei pesi, quello del bicipite brachiale nel portare un carico con i gomiti flessi o con gli arti superiori disposti verso il basso, ai lati del corpo.
Nei maschi sono molto marcate o entesopatiche le inserzioni del grande gluteo e degli adduttori. Il grande gluteo, che extraruota ed estende la coscia, è fortemente impegnato nella stazione eretta, nella corsa o nella pratica equestre. Gli adduttori, muscoli che adducono, flettono, estendono, extraruotano e intraruotano la coscia, sono particolarmente impegnati nella stazione eretta, nella marcia con carichi pesanti, nell’assunzione della posizione eretta da quella accovacciata, sollevando pesi o nella pratica equestre.
Per quanto riguarda le patologie si rileva un’alta incidenza di artrosi sia nei maschi che nelle femmine, anche di età inferiore ai 40 anni.
Negli individui più giovani il quadro artrosico è lieve, mentre negli individui di età superiore ai 45 anni l’artrosi è severa e in due casi (un maschio di 50-60 anni, una femmina di 45-55) è associata ad osteoporosi. In una femmina (US 21083) l’artrosi ha provocato l’anchilosi di tre vertebre toraciche. Le ernie di Schmorl (aree del nucleo polposo del disco intervertebrale che prolassano, erniandosi, nel corpo vertebrale) sono presenti sulle vertebre di due donne. Le ernie possono essere dovute a scarsa resistenza del disco intercartilagineo, forse di origine genetica, associata all’esposizione della colonna a carichi eccessivi in età giovanile.
Sono stati rilevati esiti di traumi in 3 individui, due di sesso maschile e uno di sesso femminile. Uno dei maschi (US 14030, sch. 57) presenta la frattura dell’acetabolo e della testa del femore, per probabile caduta dall’alto, l’altro (US 26078, sch. 60) la frattura della tibia e della fibula a livello dell’articolazione con l&rsquo5 Dicembre, 2007emmina (US 21083) presenta gli esiti di frattura bilaterale dell’avambraccio, per caduta in avanti con le braccia tese.
Sembrerebbe che lo stile di vita del campione in esame fosse tale da esporre la popolazione al frequente rischio di eventi traumatici.
La periostite ha colpito gli arti inferiori di due individui (una femmina e un maschio) in modo lieve. E’ un’infezione aspecifica che può dipendere da microtraumi che abbiano comportato la lacerazione della cute e dei tessuti sottocutanei. Il periostio reagisce, determinando la comparsa sull’osso di striature longitudinali e placche più o meno estese.
Sono presenti anche anomalie congenite. Si riscontra un caso di spondilolisi della quinta vertebra lombare associato alla spina bifida occulta del sacro, in una donna di 19-20 anni (US 2067).
La spina bifida è presente anche in un’altra donna di 40-50 anni (US 2103)
Inumati di VIII-X secolo
Il campione di VIII-X secolo finora esaminato è costituito da 8 individui, 4 di sesso maschile e 4 di sesso femminile.
Le stature maschili variano da un minimo di 167 cm ad un massimo di 171,7 cm, con una media di 170,19 cm; le stature femminili vanno da un minimo di 156 cm ad un massimo di 160,54 cm, con una media di 157,92. La differenza staturale tra i due sessi di 12,27 cm rientra nella media riscontrata nelle popolazioni europee (circa 12 cm).
Per quanto riguarda gli indicatori non metrici di stress funzionale, colpisce nel campione l’alta incidenza delle faccette di squatting sull’epifisi distale delle tibie, riscontrata su 3 individui (2 femmine e 1 maschio).
In due femmine le faccette di squatting sono associate alle faccette accessorie degli astragali e alle faccette sdoppiate dei calcagni.
In due individui (una femmina e un maschio) sono presenti le faccette sul coxale. Nel maschio sono rilevabili anche le faccette sul sacro.
Un individuo di sesso maschile (US 11012) presenta la faccetta sopraglenoidea della scapola, la faccetta di Poirier (estensione della superficie articolare della testa femorale sulla superficie anteriore del collo) e il terzo trocantere del femore. La faccetta di Poirier sembra determinata da un’estrema flessione e abduzione della coscia, mentre il terzo trocantere sembra dovuto ad un forte impegno dei muscoli posteriori della coscia.
Le ossa wormiane, di origine ereditaria, sono state riscontrate in 5 individui.
Le inserzioni muscolari delle donne sono fortemente sviluppate, in particolare in una donna di 30-40 anni (US 2094). In 3 donne è molto marcata l’area d’inserzione del semimbranoso del coxale, che è il muscolo che estende la coscia sul bacino e il bacino sulla coscia.
La morfologia delle entesi di tutti i maschi indica che i muscoli, soprattutto quelli degli arti inferiori, erano sottoposti a microtraumi ripetuti.
In 3 maschi sono molto marcate o entesopatiche le inserzioni degli adduttori.
Per quanto riguarda le patologie si rileva un’alta incidenza dell’artrosi sia nei maschi che nelle femmine anche di età inferiore ai 40 anni. L’unico individuo che non presenta artrosi è un maschio di 25-30 anni.
Le ernie di Schmorl sono presenti sulle vertebre di due individui (una femmina e un maschio). Nel maschio (US 11012) ben 6 vertebre toraciche sono interessate da questa patologia.
Si sono rilevati esiti di traumi in 3 individui, due di sesso maschile e uno di sesso femminile. Un maschio (US 11012) e una femmina (US 2094) presentano la frattura della clavicola dovuta ad un trauma indiretto: caduta sul moncone della spalla. L’altro maschio (US 2064) presenta la frattura di una costa.
La periostite ha colpito gli arti inferiori di 3 individui (due femmine e un maschio) in modo lieve.
Si riscontra un caso di spondilosi di una vertebra lombare soprannumeraria in un maschio (US 11018). La spondilolisi, cioè la separazione dell’arco neurale dal corpo della vertebra, pur avendo una base ereditaria, si manifesta in seguito a stress fisici ripetuti.
Un individuo di sesso maschile (US 2064) presenta cribra cranii e orbitalia di grado lieve in fase di riassorbimento. Queste lesioni, caratterizzate da porosità, sono riconducibili a quadri anemici cronici del periodo giovanile (malnutrizionali o secondari a parassitosi intestinali).
Lo stesso individuo ha un piccolo osteoma sul frontale, che è un tumore benigno.
Inumati di XI- prima metà XIII secolo
Il campione di XI- prima metà XIII secolo finora esaminato è costituito da 9 individui: 6 adulti (4 femmine, 1 maschio e 1 individuo di sesso non determinabile) e 3 bambini. Le stature femminili vanno da un minimo di 155 ad un massimo di 162,5 cm, con una media di 160 cm; il maschio è alto 172 cm.
Per quanto riguarda gli indicatori non metrici di stress funzionale, un individuo di sesso femminile (US 3110) presenta la faccetta sopraglenoidea della scapola e l’intacco del vasto nelle patelle.
Le inserzioni muscolari di due donne sono fortemente sviluppate (US 3013 e 3110).
La morfologia delle entesi del maschio US 3029 indica che i muscoli degli arti superiori erano sottoposti a microtraumi ripetuti.
Per quanto riguarda le patologie si rileva l’artrosi in tutti gli adulti, tranne nella femmina di 22-24 anni che presenta, però, ernie di Schmorl su 3 vertebre. La stessa femmina ha anche la spina bifida occulta.