di Laura Montanari (da Repubblica.it)

Nel centenario dello scrittore e psichiatra Mario Tobino è stato presentato il “Catalogo degli strumenti medici e scientifici dell’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale di Fregionaia-Lucca”

LUCCA – Per anni hanno creduto che il virus della follia avesse sede nel cervello e lì l’hanno cercato. Autopsie, osservazioni, encefali in formalina, esperimenti. In un altro tempo si sono convinti che la follia fosse inguaribile e la sola difesa potesse essere quella di contenerla in un recinto, isolarla dalla comunità, imprigionarla e sedarla nelle corsie dei manicomi con la tintura d’oppio o, molto più tardi, con i primi psicofarmaci.



LE IMMAGINI Il catalogo con gli strumenti di lavoro nell’ex manicomio



Il catalogo degli strumenti medico scientifici recuperati dalle stanze in disuso dell’ex ospedale psichiatrico sul colle di Fregionaia, a Maggiano, alle porte di Lucca, è un libro di storia e una medaglia da consegnare alla Fondazione Mario Tobino. Perché quegli oggetti parlano, raccontano cos’erano “i cieli infernali della mania”, cos’era vivere e curarsi dentro il più antico Spedale de’pazzi della Toscana, attivo dall’aprile del 1773.



Camicie di forza, un vecchio apparecchio per l’elettroshock (veniva usato contro la depressione), ma anche ampolle, divaricatori, stetoscopi strumenti medici fra l’Ottocento e il Novecento e persino oggetti artigianali costruiti dai pazienti e usati per improbabili evasioni. Perché il manicomio somigliava per molti aspetti a una prigione e non tutti riuscivano a rassegnarsi. Basta guardare ancora oggi cosa sono le celle strette e spoglie dell’ex reparto delle “agitate” dove le donne venivano tenute nude e all’alga come racconta Mario Tobino nelle “Libere donne di Magliano”. E proprio quelle alghe marine essiccate, filamentose e lunghe, che facevano da giaciglio e unica compagnia e arredamento nella cella, sono fra gli oltre 200 reperti di questa collezione messa al riparo dal naufragio certo.



Ci sono due storie parallele dentro questo libro-catalogo presentato a Lucca, da una parte le attrezzature che utilizzavano i medici, dall’altro le piccole cose della vita quotidiana dentro il manicomio come la scodella fatta di pane secco che veniva data alle pazienti in delirio per impedire di ferirsi o le stoviglie in alluminio, i cucchiai di legno utilizzati per i malati più docili. “E’ il primo catalogo rigorosamente curato, a livello nazionale, di questo tipo di oggetti – spiega Marco Natalizi, direttore della Fondazione e caoutore del volume assieme a Gino Fornaciari, Franco Bellato e Renzo Sabbatini –. Gli strumenti sono stati recuperati grazie alla collaborazione con l’Ausl2 di Lucca, andando a ricercare in archivi e depositi e riportando alla luce materiali, sia inerenti l’ambito psichiatrico stretto, sia generici di ambito sanitario, oltre a reperti istologici e ad apparecchiature di vario tipo”.



Il salvataggio ha sventato l’oblio o che si ripetesse una cosa è già capitata alla biblioteca dello stesso ospedale dove negli anni gli scaffali, come spiega lo psichiatra Franco Bellato, sono stati saccheggiati e le collezioni dei volumi del 6-700 spariti: “Da 12mila, i libri rimasti sono soltanto 2.500”. Nei prossimi mesi quegli oggetti si potranno vedere in una piccola sala museo nella restaurata ala di Maggiano abitata dallo scrittore e medico Mario Tobino e futura sede della fondazione. E’ lì che torneranno ad “abitare” le camicie di contenzione, le divise dei dottori, centrifughe, agitatori o apparecchi incomprensibili a prima vista come il guanto volumetrico di fine Ottocento che registrava le variazioni del polso in rapporto alle modifiche degli stati affettivi, usato in “psicofisiologia” per valutare l’influsso delle emozioni sul paziente.